Scienza e fede: un binomio discusso e non sempre semplice, che nei secoli ha assunto diverse fisionomie. Come porre oggi la questione, alla luce delle scoperte attuali e del cammino compiuto dalla Chiesa cattolica soprattutto negli ultimi decenni? Quali opportunità provengono dallo scambio e dal dialogo tra questi due ambiti così diversi? A questo tema è stato dedicato l’incontro di riflessione e approfondimento che ogni anno lo Studio Teologico “Card. Celso Costantini” della Diocesi di Concordia-Pordenone offre nel contesto del “Dies Academicus”, l’atto ufficiale di inaugurazione dell’anno accademico. Venerdì 22 novembre 2024 nell’Aula Magna del Seminario è intervenuto il prof. Giuseppe Tanzella-Nitti, sacerdote, teologo e astronomo, Docente ordinario di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università della Santa Croce in Roma, con una relazione dal titolo: “Recenti sviluppi nel dialogo fra teologia e pensiero scientifico: ambiti, opportunità e orientamenti”. L’ampio spettro di conoscenze e di competenze del relatore ha offerto la possibilità di ascoltare un autorevole intervento su una tematica così attuale. Infatti il prof. Tanzella-Nitti, sacerdote della prelatura personale dell’Opus Dei dal 1987, è laureato in Astronomia presso l’Università di Bologna (1977) e dottore in Teologia (1991). Da teologo rivolge il suo interesse alla teologia della Rivelazione ed ai rapporti fra Rivelazione cristiana e cultura contemporanea, pubblicando saggi sul rapporto fra filosofia e teologia, sulla conoscenza naturale di Dio, sull’unità del sapere e sul rapporto fra teologia e scienze.

Innanzitutto il prof. Tanzella-Nitti ha sottolineato l’attualità del tema del rapporto tra scienze naturali e teologia cristiana. Infatti, è opinione diffusa che il metodo scientifico sia l’unico metodo valido per conoscere la realtà; il pensiero scientifico ha “modellato” il modo di pensare del nostro tempo, e dunque l’approccio dell’uomo comune ai temi religiosi e teologici. La scienza ha migliorato la qualità di vita, lo sviluppo culturale e l’organizzazione sociale, sicché agli scienziati vengono poste domande non solo di ambito scientifico, ma anche sociale e morale. Permane tuttavia un’immagine ambigua della scienza: è la futura soluzione di tutti i nostri mali e fonte di benessere, oppure può essere una minaccia per la sopravvivenza del genere umano?

Nel rapporto tra scienze e teologia ci sono luoghi comuni da superare, sia per alcune questioni di natura storica (momenti di scontro, posizioni teologiche e filosofiche del passato) sia per la diffusa concezione della religione come fase conoscitiva infantile da cui bisogna emanciparsi per poter raggiungere un livello di umanità maturo. In realtà, però, l’esperienza umana mostra come il metodo scientifico non riesca ad affrontare questioni di natura esistenziale, per cui è necessaria una via sapienziale che prenda anche forma religiosa. Da un lato, quindi, i bisogni spirituali non possono essere soddisfatti dalla scienza; dall’altro la religione deve accogliere i dati delle scoperte scientifiche per poter essere credibile oggi.

A partire dal presupposto della legittimazione reciproca, è possibile costruire un fecondo dialogo, che può realizzarsi in ambiti diversi. Un primo ambito è quello ermeneutico-epistemologico, quando si opera un confronto fra la lettura del reale offerta dalla rivelazione biblica, dalla tradizione e dal magistero, e quella offerta dalle scienze. Un secondo ambito è antropologico, quando si intende riflettere sull’unità dell’esperienza intellettuale del soggetto, ponendo l’attenzione sul valore umanistico e personalista della scienza, sul dialogo fra fede e ragione nella coscienza credente del soggetto. Infine, il dialogo può essere tessuto nell’ambito etico, per orientare il dibattito al rapporto fra progresso tecnico-scientifico e progresso umano, esaminando le condizioni che consentono al primo di generare il secondo.

Al termine dell’atto accademico sono stati consegnati i diplomi di Baccalaureato a due studenti, oggi sacerdoti, e i primi diplomi di Cultura teologica a cinque studenti della Scuola di formazione teologica, che è affidata alla direzione dello Studio teologico.